28 aprile 2008

Le imbarazzanti amicizie religiose del senatore McCain

Martino Mazzonis
Approfittando della lunghezza delle primarie democratiche, il senatore McCain mette a punto la sua strategia. Il veterano di guerra e della politica sa bene due cose: deve prendere le distanze da George W. Bush e tentare di espandere la base che ha eletto l’amministrazione in carica. La guerra al terrore non si vende più come nel 2004 e pensare di vincere con quella sarebbe perdente. Per questo McCain punta agli indipendenti e agli ingenui. O almeno così viene da pensare a giudicare dal tour che il candidato repubblicano ha compiuto negli ultimi giorni a caccia del voto afroamericano.
Di certo ci vuole faccia tosta a presentarsi nei quartieri poveri devastati dall’uragano Katrina e a Selma, luogo della storica marcia per i diritti guidata da Marthin Luther King. Nella città del sud ancora in attesa di risposte da parte del governo federale McCain ha spiegato che la risposta all’uragano è stata “disastrosa", che una cosa del genere "non deve più capitare" per poi non saper rispondere alla domanda: "Secondo lei questi quartieri poveri vanno demoliti o restaurati?". Non una domanda da poco dal momento che è in corso un duro braccio di ferro tra migliaia di persone che aspettano di potersene tornare a casa e gli immobiliaristi, che puntano a rendere la città un posticino di lusso dove far trasferire famiglie pronte a spendere migliaia di dollari al metro quadro.
Ma essere impreparati o furbetti non sarebbe un problema. Il problema di McCain a New Orleans è un altro e si chiama John Hagee, che di mestiere fa il telepredicatore miliardario. E qualcuno gli ha fatto una domanda anche su di lui. "Non è una mia vecchia conoscenza" ha risposto. Vero. Tanto quanto la scelta del senatore di cercare il sostegno ufficiale del pastore di San Antonio, sostegno ottenuto lo scorso febbraio. McCain non tira tra gli elettori che votano con la croce nella mano destra e da quando è diventato candidato corteggia quell’elettorato. Qual’è il problema di Hagee? Quelle che seguono sono sue frasi: "Katrina è una punizione divina contro New Orleans. In città c’era una quantità di peccato che era offensiva per dio. Il lunedì in cui è arrivato Katrina si doveva addirittura tenere una parata di omosessuali". Altro motivo per cui dio avrebbe mosso le acque è la pressione, in quelle settimane, di Washington su Israele perché abbandonasse gli insediamenti nei Territori. Avendo visto tolta terra a Israele, Dio l’ha tolta agli Usa. Andatelo a raccontare ai derelitti che hanno passato giorni sul tetto di casa che la catastrofe prodotta dall’incuria umana è una punizione divina. O che dio agisce come una Onu vendicativa.
Hagee è un personaggio controverso: è divorziato e risposato, guadagna milioni di dollari come amministratore delegato del suo network evangelico, trasmette su 160 canali locali, predica l’unità evangelica con Israele e sostiene che la religione musulmana invita a uccidere i cristiani. Pur non essendo tra i predicatori pittoreschi, ha un’influenza molto grande ed è una colonna portante di quella destra religiosa che sostiene il partito repubblicano in maniera smaccata. Non è il solo.
Tra gli alleati di McCain c’è Rod Parsley, il possibile futuro dell’evangelismo conservatore. Più giovane e carismatico, il suo territorio è l’Ohio, lo Stato dove Bush ha di fatto vinto le elezioni nel 2004. Quell’anno, guarda che caso, tra le schede su cui mettere la croce nel giorno delle presidenziali, c’era anche un referendum statale che aboliva il matrimonio omosessuale. Parlsey promosse il referendum e i cristiani dell’Ohio parteciparono come non mai al voto. Il corpulento pastore è uno che parla a neri e bianchi e, a fine febbraio, durante le primarie in Ohio, parlò ad un comizio di McCain a Cincinnati. Erano i giorni in cui dal campo delle primarie repubblicano non era ancora stato eliminato Mike Huckabee, il predicatore evangelico che raccoglieva i voti religiosi. Il sostegno di Parsley fu una mano santa per McCain.
Come Hagee, Parsley ha le sue teorie religiose. Nel suo libro del 2005, “Silent no more”, spiega che è in corso "una guerra tra islam e civiltà cristiana". L’America, secondo Parsley, sarebbe stata fondata con il disegno di "vedere distrutta questa falsa religione e l’11 settembre è una chiamata alle armi che non possiamo ignorare". Un vero moderato. Come quando sostiene che occorre mettere in galera gli adulteri. Uno tutto d’un pezzo? No, se è vero che si è beccato una denuncia per aver infranto le regole al sostegno dei partiti che consentono alla sua chiesa di non pagare le tasse - non paga se non si schiera e lui ha trovato il modo per schierarsi e non pagare, ma lo hanno beccato.
Nelle scorse settimane le frasi sull’11 settembre del reverendo Wright, padre spirituale di Barack Obama, hanno generato attacchi a raffica da parte di McCain. Se il senatore afroamericano dovesse diventare il candidato democratico come è probabile, avrà qualche freccia al suo arco. Agli elettori indipendenti e ai moderati negli Stati a maggioranza repubblicana potrebbero dispiacere più Hagee e Parsley che non Wright.

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