11 giugno 2009

La sanità di Obama

I progetti oggi in discussione convergono su alcuni punti:
- l’assicurazione sanitaria diventa obbligatoria, come da noi quella per le automobili
- lo Stato fornisce sussidi per permettere a tutti di pagare la polizza
- viene istituito un mercato aperto (insurance exchange, borsa assicurativa) dove comprare polizze al di fuori dei grandi gruppi
- viene esteso Medicaid per i poveri e in alcune versioni del progetto si protrae la copertura per i bambini fino a 26 anni
- viene cambiamento il sistema di remunerazione dei soggetti del sistema per incoraggiare la qualità

I punti ancora da discutere invece sono:
- l’esistenza di una polizza pubblica, da affiancare al Medicare e tendenzialmente offerta a tutti. Servirebbe per abbassare le remunerazioni dei soggetti erogatori delle prestazioni. Un’idea è quella che paghi il 110% della tariffa pagata da Medicare, così da non scontentare troppo questi soggetti ed incoraggiare comunque la qualità. La polizza pubblica, nei piani del professor Reinhardt di Princeton, userebbe il suo potere contrattuale per selezionare i migliori soggetti del mercato, orientandolo verso un “prodotto” più di qualità.
- la proporzione tra i premi degli anziani e quelli dei più giovani. Oggi ovviamente le stesse prestazioni comportano premi molto più bassi via via che scende l’età del beneficiario. L’ipotesi allo studio prevede una proporzione di 1 a 2 o di 1 a 5.
- il tetto ai profitti delle assicurazioni che sarebbero obbligate a spendere una parte definita delle proprie entrate per la cura dei pazienti. In altri termini non potrebbero avere un ricarico illimitato sulle prestazioni.

Ecco quindi come si combinerebbero i due obiettivi e cioè l'estensione della copertura e la riduzione dei costi: la polizza pubblica farebbe da calmiere e selezionatore dei soggetti. Si eliminerebbe poi un altro fattore di crescita della spesa, spiegato dalla lobby pro-riforma Families USA che lo chiama il “costo nascosto” dell’attuale sistema: ogni anno 86 milioni di americani rimangono per un qualche periodo senza assicurazione – è fornita dal datore di lavoro ma si cambia lavoro spesso – e quindi rimandano le cure al momento in cui potranno pagarle. Questo provoca un aggravamento delle loro condizioni e quando effettivamente si curano “costano” di più. Non sempre riescono a pagare tutto: in media pagano il 37%, un altro 26% è coperto da programmi statali o beneficenza, il resto viene coperto con l’aumento dei premi per chi è assicurato. Il costo di questa distorsione del sistema, secondo la lobby, è di 368 dollari l’anno per le polizze individuali e 1.017 dollari l’anno per quelle familiari.

Su tutto gravano le previsioni del Congressional Budget Office che sostiene che nel 2017 le casse di Medicare saranno vuote, urge quindi una riforma in un senso o nell'altro. Obama ha senza dubbio dei punti di forza: trattandosi di una riforma incombente, chi la teme fa meglio a sedersi al tavolo a discutere piuttosto che contrastarla a muso duro rischiando di perdere del tutto la partita. Inoltre diversamente da Clinton e dalle proposte di riforma precedenti sta portando avanti una strategia molto più inattaccabile mentre si assicura la sostanziale fedeltà dei democratici in Congresso. E’ un democratico nuovo anche in questa circostanza. Anziché usare come slogan “ una sanità per tutti”, e fare discorsi ideologici Obama pone la questione in altri termini. Il cambiamento che propone viene presentato come necessario e in un certo senso indispensabile, come se dicesse "l’attuale sistema costa troppo, usiamone uno che costa meno migliorando i modelli attualmente esistenti”. Nel suo piano l’assicurazione pubblica sembrerebbe non sostituirsi al mercato, ma semplicemente fare il suo ingresso per abbattere i costi e ridurre le prestazioni improprie.
Un altro fattore che preoccupa per il raggiungimento dell’obiettivo ha però a che fare con l’arretrato di domanda repressa di cure sanitarie. Si tratta della domanda di 44 milioni di persone che il varo della riforma farebbe esplodere ( infatti verrebbero abbattute le barriere economiche all’accesso) e questo, ancor prima del raggiungimento di un equilibrio, potrebbe far esplodere la spesa sanitaria del paese.

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