29 luglio 2009

Il quadro afghano in cifre

Martino Mazzonis
E’ difficile avere un quadro della situazione afghana. A volte scopriamo che c’è un nuovo leader talebano, che la violenza aumenta, che la produzione di oppio è aumentata o che il Pakistan sembra aver deciso di dare un colpo ai legami tra Jihad e servizi segreti militari. Per farsi un’idea del quadro si può solo raccogliere le informazioni e i dati disponibili e metterli in fila.
Sappiamo ad esempio che le azioni di chi combatte contro le forze armate dell’Alleanza atlantica non sono mai state così tante come in questo periodo. Un rapporto Nato dei primi di giugno ci informa che gli attacchi sono aumentati del 59% tra gennaio e maggio. Sappiamo anche che i militari stranieri in territorio afghano, a fine giugno 2009, erano 61.130 provenienti da 42 Paesi (quasi 30mila statunitensi e 8500 britannici)
Brookings institution, che raccoglie tutti i dati disponibili sul conflitto afghano in un Afghanistan index nota che al 15 luglio scorso i militari stranieri uccisi da talebani o in incidenti sono 207 contro 294 del 2008 - se le cose continueranno come sono andate fino a luglio, quest’anno registrerà un nuovo record di morti. Del resto, sosteneva nel novembre 2008 l’International council on security and developement relations i talebani erano molto attivi e presenti sul 72% del territorio e poco presenti solo nel 7%.
Va un poco meglio per i civili. Le Nazioni Unite hanno calcolato che nel 2008 i morti civili sono stati circa 2100; nel 2009 sono stati 893, ovvero le cose starebbero andando leggermente meglio - ma cosa è successo nelle zone di confine oltre la frontiera pakstana? Qui l’offensiva a colpi di droni deve aver fatto crescere il numero dei morti civili sono aumentati. Per non essere stupidamente retorici, bisogna comunque ricordare che la maggior parte dei civili uccisi li hanno ammazzati i talebani (nel 2008, il 47% contro il 28% di bombardamenti e altro). Certo, un afghano ucciso da un aereo statunitense è un formidabile strumento di propaganda per i talebani.
Tra le cose di cui si parla molto poco, relativamente alla situazione afghana, c’è la vicenda dei rifugiati. L’Unhcr, l’agenzia Onu per che si occupa delle persone che hanno lasciato il loro Paese, ci dice che nel mrzo 2008 erano circa 3 milioni tra Pakistan e Iran. Dalla cacciata dei talebani da Kabul in poi, circa quattro milioni e mezzo di persone hanno fatto ritorno in patria. Molti tra coloro che erano scappati dai talebani, sono rientrati nel 2002, molti altri sono fuggiti dalla guerra (o dagli americani, sulle montagne). Il numero di coloro che tornano è decrescente: molti nel 2002, pochissimi nel 2008.
E’ di lunedì la notizia che i militari statunitensi smetteranno di sradicare le piante di papavero nei campi di contadini e concentreanno la loro attività anti-droga sui trafficanti. Il papavero è tra le fonti principali di finanziamento della guerra talebana e, dall’invasione in poi, la sua produzione è costantemente cresciuta - un lieve calo lo scorso anno. Segno che la scelta di tagliare i papaveri non è servita a nulla. Se nel 2001 la produzione di oppio dell’Afghanistan era pari all’11% del totale mondiale, nel 2008 siamo al 93%. Le organizzazioni che lavorano sul campo in Afghanistan e i think-tanks che si occupano di quel conflitto in maniera costante convergono nel salutare la scelta annunciata dall’inviato speciale del presidente Obama, Richard Holbrooke. Lo stesso diplomatico, parlando al quartier generale di Bruxelles, ha detto che i talebani guadagnano una cifra tra i 60 e i 100 milioni di dollari l’anno dall’oppio. Holbrooke ha però sottolineato che dagli Stati del Golfo arrivano più dollari che non dalla vendita dei papaveri. Altri ne arrivano da altri Paesi. Osama bin Laden, insomma, non è il solo miliardario arabo a sognare un califfato islamico. «I pashtun finanziano le operazioni locali con l’oppio, ma lo sforzo globale è il frutto dei soldi provenienti dall’estero», ha sostenuto Holbrooke.
Qualche dato confortante c’è. Aumentano le iscrizioni nelle scuole, quasi triplicate dal 2002 al 2008. Quasi 250 edifici scolastici e 290 tra studenti e maestri sono stati però uccisi negli ultimi tre anni.
L’accesso all’acqua potabilenon è migliorato. Quando gli americani si preoccupano della qualità delle istituzioni afghane e del loro aiuto civile, parlano di questo. Non sarà un caso che i sondaggi periodici sulla popolazione indicano un costante calo della popolarità del presidente Karzai e della presenza Usa nel Paese. Mai come ora, americani, britannici (e afghani schiacciati tra i belligeranti) avrebbero bisogno di buone idee.

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