5 maggio 2008

North Carolina, profondo Sud (che cambia)

Come l'Indiana, la North Carolina non è un Paese per democratici. Il georgiano e bianco possidente del Sud Jimmy Carter è l'ultimo presidente ad aver portato a casa lo Stato per il suo partito. Nemmeno Clinton, l'altro presidente del Sud, è riuscito a strapparla al Grand Old Party.
Come per l'Indiana, lo Stato è stato colpito negli ultimi anni dalle conseguenze dall'abbattimento delle barriere commerciali. Al pari della sua parente del Sud, la Carolina ha visto le sue aree rurali e i piccoli centri industriali spazzati via dalla concorrenza asiatica: un quinto del lavoro manufatturiero è andato perduto e il cotone e il tabacco non servono più a produrre ricchezza. Ma la crisi della vecchia industria non è tutto. Se in South Carolina è il turismo ad essere la nuova frontiera, a Raleigh e Charlotte il tentativo è quello di generare crescita con un enorme investimento in ricerca e sviluppo. Lo Stato sta investendo 5 miliardi di dollari per costruire un Research campus a Kannapolis con l'idea di produrre 37mila nuovi posti di lavoro. Un esperimento simile ha funzionato con il Research triangle park, fondato el 1959, all'inizio del declino di tessile e tabacco. Il problema, qui come altrove, è che il nuovo lavoro di qualità non pesca nei bacini della disoccupazione post-industriale. Come altrove, insomma, lo sviluppo è destinato ad attrarre giovani brillanti e laureati, ma lascia fuori quel ceto medio in balia della grande trasformazione che sta attraversando tutti gli Stati Uniti.
Su gli scontenti e insicuri punta Hillary Clinton, che spera così di colmare il divario che da mesi la vede dietro nei sondaggi. La proposta sul taglio delle tasse sulla benzina - populista e di corto respiro - sembra fatta apposta per corteggiare le famiglie che non ce la fanno a pagare i conti. Gli attacchi a Obama sul gun control sono la stessa cosa. Il tentativo è quello di replicare Ohio e Pennsylvania. Sulla grande comunità afroamericana può contare Obama: il 21% della popolazione e possibile 40% degli elettori delle primarie sono neri e voteranno a grande maggioranza per lui. Anche i cambiamenti dell'economia locale, con i centri di eccellenza sono un bastione del senatore dell'Illinois. La vicenda del reverendo Wright lo ha colpito pesantemente e il suo vantaggio, un tempo sopra i dieci punti, oggi oscilla nei sondaggi tra un massimo di dieci e 3 punti. Una sconfitta di misura sarebbe per Hillary il segnale da agitare che è lei ad avere il vento nelle vele. Per Obama un vantaggio sotto i cinque punti sarebbe un disastro. Una vittoria larga è importante anche sul fronte dei delegati: qui sono 115, il numero più alto rimasto prima di Denver e portarne a casa parecchi, per Obama, sarebbe un passo in più verso la nomination. Le cronache dal campo raccontano di una campagna del senatore meno caratterizzata da grandi raduni, che punta sul porta a porta e gli incontri tematici. Qui come in Indiana, piccoli centri in crisi e fabbriche sono stati molto corteggiati.
Nessuno tra i contendenti può contare sull'appoggio di John Edwards, che è nato qui e qui veniva eletto senatore. Un suo sostegno servirebbe proprio a corteggiare quei lavoratori bianchi che sono diventati oggetto del contendere dal Supermartedì in poi. Ma l'ex avvocato dei poveri non ha intenzione di scoprirsi: vuole un posto nella prossima amministrazione e gli serve di sostenere il vincitore finale.

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