18 luglio 2008

Glossario della crisi economica/4. Fannie and Freddie

Cos’è successo questa volta? Quali sono le cause della nuova possibile ondata di crisi finanziaria? Questa volta è colpa di e Fannie Mae e Freddie Mac.
Sono due nomi sconosciuti nel resto del mondo, ma familiari agli americani per la loro funzione vitale: da loro dipende l'erogazione dei mutui normali, quelli "sani", considerati sicuri, almeno fino a ieri. Fin’ora, infatti, la crisi colpiva i debitori subprime, cioè quelli che già avevano avuto qualche problema nel far fonte ai loro debiti. Se la crisi tocca Fannie e Freddie vengono colpiti i prime, cioè chi ha una curriculum creditizio immacolato.
Cerchiamo di capire chi sono Fannie e Freddie e perché sono così importanti.
Fannie Mae (ovvero Federal National Mortgage Association, associazione nazionale mutui) è una banca semi pubblica che ha il compito di erogare mutui a prezzi controllati. E’ un istituzione nata durante il New Deal per immettere liquidità nel mercato immobiliare e permettere alla nascente middle class americana di accedere a finanziamenti per la casa.
Freddie Mac (Federal Home Loan and Mortgage Corporation) ha un compito molto simile a quello dell’istituzione gemella, essendo nata nel 1970 per rompere il monopolio di Fannie Mae in seguito alla sua parziale privatizzazione.
Il compito di "Fannie e Freddie" è essenziale per la salute dell'economia reale. Sono loro a finanziare il 50% di tutti i mutui americani. Negli ultimi mesi a causa della paralisi del mercato dei mutui la loro quota del credito immobiliare è salita fino al 98% di tutti i nuovi prestiti. Anche quando una famiglia ottiene il suo prestito dalla Citibank o dalla Bank of America, oppure da una piccola banca locale, in realtà il finanziatore di ultima istanza è uno dei due "gemelli". Sono Fannie e Freddie che ricomprano i mutui dalle banche ordinarie; ne garantiscono il finanziamento emettendo dei titoli obbligazionari che vengono a loro volta comprati e finiscono nei portafogli delle banche, dei fondi d'investimento, dei risparmiatori. Titoli ultra-sicuri - sempre fino a ieri- non come quella "spazzatura" che ha infestato il sistema finanziario mondiale dalla crisi dei mutui subprime.
Come nel caso del salvataggio di Bear Sterns e del “pacchetto Paulson” torna il problema irrisolto che sta alla base di questa crisi: la grande tensione e incertezza che ancora regna tra le autorità di sorveglianza dei mercati e del sistema finanziario, a cominciare dalla Banca centrale e dal Dipartimento del Tesoro.
Nella bufera di crisi e regole, i titoli dei gemelli hanno perso gran parte del loro valore. La tempesta che si è abbattuta su Fannie e Freddie colpisce quella che doveva essere la zona solida del sistema. Ora che si è dileguata la fiducia anche in queste istituzioni onorate, il contagio della crisi può diventare spaventoso. Finora la caduta dei valori delle case ha colpito duramente le fasce sociali più deboli.
Le famiglie a rischio, quelle che stentavano ad arrivare a fine mese, erano strangolate dai mutui subprime. Ma se ora l'intero credito immobiliare si paralizza, il colpo diventa ben più esteso e più pesante. Nessuno è al riparo, neanche i cittadini dai redditi medio alti riusciranno a ottenere un prestito per la casa. Inoltre il sistema di finanziamento di Fannie e Freddie è in qualche modo simile a quello che ha scatenato il contagio tra mutui subprime e banche d’affari e che ha messo in ginocchio Bear Sterns: quello del mortgage back security, che abbiamo descritto nelle puntate precedenti del glossario della crisi. Il prestatore si copre dal rischio del prestito inserendo il mutuo in un sistema di fondi e titoli derivati della più varia natura e spargendoli per il mondo.
Il Presidente Bush e il segretario al Tesoro Henry Paulson sono intervenuti per tentare di calmare il panico. "Sono due istituzioni molto importanti", ha dichiarato il Presidente. "Oggi la mia preoccupazione primaria è sostenerle", gli ha fatto eco Paulson.
Bernanke e Paulson sono stati chiamati al Congresso a spiegare i loro progetti. Entrambi hanno chiesto al Congresso maggiori poteri per sanare le crisi di società finanziarie, sottolineando però le difficoltà della sfida. Bernanke, da parte sua, già aveva cercato di coniugare l'obiettivo di avere un polso più fermo per prevenire e risolvere crisi con la necessità di evitare moral hazard, ovvero salvataggi che incoraggino eccessivi rischi. Ha detto anche di «non voler ripetere l'esperienza di Bear Stearns » . E ha invitato il Congresso a ampliare i poteri della Fed, con una legge che sancisca più stretti controlli su banche d'investimento e altre società di Wall Street.
Per l’amministrazione si ripropone, forse in termini ancora più netti, il solito dilemma “to bail or not to bail?”. Salvare o non salvare Fannie e Freddie?. In questo caso la risposta non può che essere positiva dato l’impressionante rischio che stanno correndo le famiglie americane.
Anche Reagan in occasione della crisi “save and loan” ricorse al salvataggio, mettendo da parte per l’occasione l’ortodossia liberista.
In periodo di elezioni, questo ulteriore sviluppo della crisi potrebbe convincere sempre più elettori a scegliere l’opzione “change”, ovvero quella di Obama (che si era già dichiarato a favore di un intervento a sostegno delle famiglie indebitate con i subprime). La crisi di Fannie e Freddie, due simboli del sogno americano e della middle class, potrebbe essere la crisi dei suburb, quelle cinture di villette a schiera che circondano le metropoli e che costituiscono una colonna portante della base repubblicana. Il fallimento della ricetta economica di Bush, fatta di “Ownership Society” e fedeltà assoluta nelle capacità di autoregolamentazione del mercato è sempre più evidente e inizia a colpire anche le fasce benestanti.
Perciò questa crisi potrebbe colpire McCain che punta a giocare la campagna elettorale sui temi della sicurezza e non su quelli dell’economia. Inoltre il senatore dell’Arizona, pur ammettendo la necessità di salvare Fannie e Freddie, si propone come continuatore delle ricette economiche di Bush e Reagan, difendendo un modo di pensare l’intervento federale nell’economia che sembra sempre di più inadatto alla complessità del mercato e alle esigenze della società americana.

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